Finanziamenti europei ai comuni: la nostra guida ai crediti comunitari
Finanziamenti europei ai comuni: la nostra guida ai crediti comunitari. L’Unione Europea mette a disposizione due differenti tipologie di fondi: da una parte abbiamo i fondi strutturali, dall’altra quelli settoriali, chiamati anche a gestione diretta.
Nella prima eventualità (in cui rientrano Fondo europeo di sviluppo regionale – FESR, Fondo sociale europeo – FSE e Fondi di Coesione) si tratta di programmi forniti in modo diretto da parte dei governi nazionali e regionali dei Paesi membri. Diversa è la situazione dei fondi a gestione diretta, che sono programmati ed erogati da parte delle direzioni generali della Commissione Europea.
I fondi strutturali sono destinati alla riduzione del divario vigente tra i paesi che fanno parte dell’Unione, supportando il loro sviluppo economico e sociale. L’attuazione prevede il finanziamento delle infrastrutture, degli aiuti alle imprese, delle politiche sociali e di inserimento lavorativo, di occupazione e delle pari opportunità.
Finanziamenti europei ai comuni. Nel caso, invece, dei fondi settoriali, lo scopo è di sostenere la definizione e l’applicazione di politiche comuni in settori strategici, quali, ad esempio, la ricerca e l’innovazione tecnologica, l’ambiente, l’imprenditorialità, il life long learning.
I principali destinatari dei fondi settoriali sono le amministrazioni e le aziende pubbliche europee. Vi sono tuttavia alcuni fondi destinati a imprese private, università e centri di ricerca. Accedono invece ai fondi strutturali tutti i soggetti economici di un territorio in rapporto alla destinazione dei fondi.
La programmazione dei fondi strutturali, che compongono i finanziamenti europei ai comuni, si realizza in base a tre obiettivi: 1. convergenza (destinati alle regioni europee con un PIL inferiore al 75% della media comunitaria – le regioni italiane che vi figurano: Sicilia, Puglia, Calabria e Campania); 2. competitività e occupazione (destinati a tutte le regioni non convergenza, che necessitano di un supporto per rafforzare i loro sistemi produttivi e sociali a fronte dell’evoluzione delle dinamiche competitive, che affliggono le economie più mature, tra cui la globalizzazione e la conseguente delocalizzazione); 3. cooperazione (per stimolare la gestione di politiche e azioni di tipo transfrontaliero, transregionale e transnazionale).